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Personaggi illustri

Loregliese insignito della Medaglia d'Onore

Martinelli Vilardo Terenzio Anselmo (per i Loregliesi Terenzio) fu Martinelli Maurizio e Marchesa Grandi Marianna nato il 25/02/1911 è stato insignito della medaglia d'onore come militare deportato nel campo di concentramento di Buckenwal.

Nel cimitero di Loreglia sulla lapide del padre é stata messa anche la sua foto ed il suo nome perché i Loregliesi ed i parenti che vivono in zona potessero ricordarlo.

Martinelli Terenzio nasce il 25/02/1911 a Loreglia in una famiglia di 6 fratelli ed una sorella, ultima nata e morta bambina, frequentò la scuola fino alla 3a elementare poi, iniziò a lavorare imparando il mestiere più diffuso della valle, il tornitore in legno.

Svolse la leva militare nel 4o reggimento battaglione alpini di Intra, venne scelto ed inserito nel genio alpino come radio marconista.

Quando iniziò la guerra lui e i suoi fratelli furono arruolati.

Dai suoi racconti, sappiamo, che andò in vari paesi per le varie campagne di guerra, compresa quella di Russia, dove morirono migliaia di alpini; lui si salvò, continuò ad essere arruolato, venne ferito una prima volta quando colpirono l'auto protetta sulla quale si trovava, molte schegge lo ferirono alle gambe, in seguito, venne raccolto ferito da schegge di granata alla testa e, portato nel campo di concentramento di Lipsia dove, venne curato, da un dottore francese e avviato ai lavori forzati.

Nel 1944, insieme a migliaia di prigionieri, venne deportato nel campo di concentramento di Buchenwald, il campo dove i lavori forzati erano usati come arma di sterminio; raccontò che quando arrivò al campo, gli chiesero di combattere con loro e per loro, lui rifiutò, venne malmenato e, con il calcio del fucile, gli ruppero i denti, venne avviato ai lavori forzati subendo molte angherie e umiliazioni, nutrito al limite della sopravvivenza, con pessime condizioni igieniche, più volte ebbe scampo alla conta dei 10.

Quando le truppe americane si avvicinarono al lagher molti soldati tedeschi scapparono, rimasero in pochi, fu allora che tutti i prigionieri si unirono ed ebbero il sopravvento, riuscirono a scappare disperdendosi per le campagne.

Ci raccontò che fu difficile ritornare in Italia, gli italiani, avendo tradito, erano considerati da tutti traditori e nemici, dovette passare per strade secondarie e boscaglie ed usare mezzi di fortuna con la paura di essere ucciso; alla fine del 1946 arrivò a casa.

Non riuscendo trovare lavoro nei primi mesi del 1947, si spostò a Torino, venne assunto come operaio dalla ditta C.I.R. Concerie Italiane Riunite e si sposò.

Da subito ebbe problemi di salute a causa della scarsa e cattiva nutrizione e problemi neurologici dovuti alla ferita alla testa, con il passare del tempo, si aggravarono e venne riconosciuto inabile al lavoro ed equiparato ai grandi invalidi di guerra.

Era un uomo molto devoto, morì improvvisamente alla sera della domenica delle palme nel marzo 1986 per un ictus celebrale, il funerale venne celebrato a Rubiana ed essendo iscritto ALL'ANA ed all’ ANMIG ricevette gli onori militari, i figli, dopo la sua morte furono riconosciuti equiparati orfani di guerra.

Di Lui i figli ricordano i valori che ha trasmesso, l’onesta, la lealtà, la dignità, l'orgoglio, il coraggio di essere se stessi e combattere per le proprie idee, far valere le proprie ragioni, soprattutto quando si è certi di averle e, far valere i propri diritti, non dovevamo sentirci inferiori a nessuno.

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